Voglio scrivere la mia storia: farlo con un ghostwriter

Arriva un momento in cui non puoi non dirtelo: voglio scrivere la mia storia.

In alternativa, a dirtelo possono essere le persone che ti circondano: dovresti scrivere un libro, con la tua vita!

La sostanza non cambia. Vediamo come si fa.

PS In questo articolo, con l’espressione “la mia storia” intendo una vicenda autobiografica. Se invece stai cercando delle informazioni su come si scrive una storia inventata, ti serve un altro contenuto.

Prima domanda: voglio scrivere la mia storia, ma ne vale davvero la pena?

La mia risposta, qui, è semplice: sì, vale sempre la pena di raccontare la propria vita. Credo fermamente che ogni storia meriti di essere messa su carta (o su foglio digitale).

Questa affermazione è giustificata dal fatto che tutte le storie sono diverse. O, se non lo sono – perché in fondo le vicende umane rispondono a categorie e sviluppi alle volte decisamente prevedibili – lo sono le sfumature, lo sono le scelte che abbiamo fatto, le strane deviazioni che il caso, la fortuna o la sfortuna hanno preso.

Alle volte ad essere interessanti sono gli eventi che ci hanno portati dove siamo. Altre volte gli anni rocamboleschi della gioventù, oppure un’improvvisa rinascita dopo una crisi di mezza età. Altre ancora, le sventure che ci sono toccate in sorte, o il modo in cui reagiamo a una malattia. Possiamo aver assistito ad eventi che hanno definito un’epoca, oppure gli stessi possono aver fatto da sfondo alla nostra vita.

La nostra storia può essere composta di alti e bassi, di momenti disperati e di improvvisi slanci d’orgoglio. Può essere monito, motivazione, avvertenza – per noi, certo, ma anche per chi la legge.

Può semplicemente essere bella da sentire, come una favola della buonanotte, un aneddoto irresistibile, oppure uno di quei racconti che dalla prima riga all’ultima pagina ti tengono in equilibrio sul bordo della sedia, e proprio non riesci a smettere di leggere.

Ti racconto questa cosa. All’incirca un anno fa, mi è arrivata la mail di una persona che mi aveva scoperto tramite questo sito. Era una richiesta di valutazione: “questa è la mia storia, vale la pena secondo te di raccontarla in un libro?”

Era domenica mattina, e non avevo intenzione di aprire la mail – tantomeno di iniziare a pensare a un nuovo ghostwriting. Beh: mi è bastato leggere le prime parole, per ritrovarmi letteralmente risucchiato nella storia di questa persona. Un vortice di eventi immersi in emozioni, in cadute terrificanti e improvvise rinascite (mai perfette, mai complete però). Quasi millecinquecento parole di mail, e non sono riuscito a mettere giù il telefono finché non sono arrivato all’ultimo “cosa ne pensa?”

C’erano cose fuori dall’ordinario? Non proprio. Eppure c’erano le emozioni, c’era il modo con cui questa persona le aveva vissute, e c’erano le sfighe e poi dei colpi di coda insperati.

Incredibile. È questo che intendo con “sul bordo della sedia”, ed è questo che intendo con anche la tua storia merita di essere raccontata (ma solo nel modo giusto).

Seconda domanda: perché scrivere la mia storia?

Quando un cliente si avvicina a me con l’idea di scrivere un libro, la prima cosa che tento di capire è il motivo che lo spinge a impegnarsi (e impegnarmi) nella scrittura. Credo di aver individuato quattro motivi principali per i quali scrivere un libro autobiografico:

  • tenere traccia della propria vita, per sé stessi: come un diario, ma scritto in differita e con strumenti diversi, cioè con una scrittura più pulita, precisa, o piacevole;
  • come sopra, ma per i posteri – i figli, i parenti, gli amici… ma anche degli sconosciuti, come potrebbero essere gli acquirenti di un libro distribuito nelle librerie o autoprodotto;
  • trasmettere una morale: (quasi) ogni vicenda può essere condensata in una morale, un insegnamento, qualcosa che abbiamo imparato;
  • intrattenere, e non c’è nulla di male in questo.

Terza domanda: e se quello che voglio raccontare non è forte abbastanza?

A questo punto, puoi proseguire sulla strada uno, oppure sulla strada due:

  • la strada uno insiste con la mia prima credenza: ogni storia vale la pena di essere raccontata (vale la pena di ripeterlo, e anche di evidenziarlo). Prendi la penna e un foglio, vinci l’ingombrante presenza della pagina bianca e scrivi.

Tuttavia, è possibile che non tutti gli elementi di una storia, cioè di una vita, abbiano la stessa intensità. E per elementi intanto la tua vicenda, le singole scene, i personaggi che hanno partecipato alla tua storia, e la tua scrittura. Quindi, a questo punto, la seconda strada dice che

  • con un’ottima scrittura, è possibile raccontare qualunque cosa in modo originale, divertente, sconvolgente, emotivo – aggiungi l’aggettivo che ritieni più importante.

Hai letto bene: qualunque cosa.

Anche la storia più “noiosa” può essere trasformata in oro (narrativo) da una scrittura che sappia come si lavora con il linguaggio, che traduca gli eventi in un ritmo trascinante quando serve, che utilizzi in modo corretto e/o originale i registri diversi, che inventi, che trattenga, che emozioni.

A questo punto, arriviamo al succo del discorso.

Quarta e ultima domanda: posso arrangiarmi a scrivere la mia storia

No!

Cioè: sì, puoi. Ma se non hai l’abitudine alla scrittura, se non hai macinato chilometri di parole sul foglio, se non sei a conoscenza dei meccanismi della narrazione, di come si tiene l’attenzione (e l’interesse) del lettore, di come ci si fa capire… il mio consiglio è quello di rivolgerti a un ghostwriter. E “lettore” lo sei anche tu, una volta che la tua storia è su carta.

So cosa stai pensando: il ghost non mi conosce, non sa le sfumature delle emozioni che ho provato io, non ha idea degli ambienti che ho frequentato, non ha conosciuto le stesse persone che ho conosciuto io, figuriamoci le sensazioni, il feeling…

Di questo, ne parliamo nel prossimo articolo… ma una cosa posso anticipartela: la scrittura della tua storia con un ghostwriter è un lavoro a quattro mani. O meglio: a due teste e a due mani.

A presto.

By | 2023-03-08T08:51:21+00:00 marzo 8th, 2023|Ghostwriting|