Prima o poi, arriva a tutti.
La sensazione, l’idea, il desiderio di voler scrivere un libro. Quando non addirittura di doverlo fare.
Metti che sia un momento di relax serale, e i pensieri ti portano a ripercorrere la tua vita con quella sottile vena di nostalgia. Oppure, ti è appena successo qualcosa di estremamente positivo, terribilmente negativo, illuminante o life-changing, e ti rendi che altri potrebbero imparare qualcosa dalla tua storia, o meglio ancora risparmiarsi catastrofici errori. O ancora, hai appena finito di raccontare un aneddoto e i presenti, ridendo come matti e asciugandosi le lacrime dagli occhi, ti dicono Dovresti proprio scrivere un libro, tu.
Oppure – più classico ancora: stai facendo tutt’altro, e la trama di un romanzo ti si piazza davanti, così netta da sembrare già scritta.
È comunque giusto così: un libro – cioè, una storia – ce l’hanno tutti. E tutti prima o poi accarezzano l’idea di metterla su carta: non importa se per farla leggere “e basta”, per far divertire, per guadagnarci qualcosa, per mettere in puntini sulla i di una versione della verità, per fare branding di sé stessi, per, per…
I motivi, sono diversi.
E quando dico che tutti hanno una storia, lo intendo proprio: anche chi di sé dice: ma io non ho niente da raccontare.
[Sì: nell’ultima frase ci sono due due-punti consecutivi. Arriveremo anche a quello.]
Scrivere un libro, raccontare una storia
Le storie hanno infinite forme. E se non ne hanno davvero così tante, ci sono infiniti modi di viverle. E quindi di raccontarle.
Il fatto è che, così come sensazione, idea o desiderio arrivano a tutti, una percentuale di persone compresa tra il 92 e il 98 per cento (a seconda di quale studio statistico hai letto) si dirà subito dopo:
- Vorrei scrivere un libro, ma non ho tempo
- Vorrei scrivere un libro, ma non so da dove cominciare
- Vorrei scrivere un libro, ma non so scrivere
- Vorrei scrivere un libro, ma non ne sono capace
- Vorrei scrivere un libro, ma non so come si fa
Benissimo. Perché è a questo punto che si apre una porticina in fondo alla stanza – non l’avevi notata, prima – dalla quale entra il ghostwriter.
Il ghostwriter è quello che si sostituisce a quelle mezze frasi in rosso.
Chi è il ghostwriter
Il ghostwriter è colui che ti aiuta a scrivere il tuo libro.
Si può dire che sia uno scrittore? Certo. Ma a definirlo davvero è la sua invisibilità: il ghostwriter è uno scrittore invisibile.
Il ghostwriter ti dà una mano a scrivere il tuo libro – o lo scrive del tutto – e ti consegna un manoscritto pronto per essere proposto ad una casa editrice, o per essere autoprodotto in una delle diverse modalità di self publishing.
Sulla copertina, oltre al titolo del libro, campeggerà il tuo nome. Fine. E del ghostwriter, più nessuna traccia: e nessuno saprà.
[Al netto che tu non propenda per avere un co-autore, rivelando quindi anche il nome del ghostwriter, cioè il mio.]
Cosa significa lavorare con un ghostwriter
Lavorare con un ghostwriter significa che puoi concentrarti sul racconto della tua storia, senza preoccuparti della complessa, complicata, faticosa arte della scrittura.
Questa è la risposta al perché scrivere un libro con un ghostwriter.
La scrittura – è il momento giusto per dirlo – è la parte più difficile. In realtà sarebbe meglio dire che è una delle più difficili tra le parti difficili del fare un libro ma, per adesso, semplifichiamo. Perché scrivere è un lavoro lungo, pignolo, alle volte anche estremamente fastidioso.
Se non sei a tuo agio nel “fare la scrittura”, lascia da subito perdere, e affidati a un ghostwriter.
Tolta la scrittura, quello che ti rimane è la tua storia. La tua visione.
Ecco: la visione del tuo libro dovresti averla.
Come sarà la lettura? E lo stile, come sarà lo stile? Ma anche: come sarà tenerlo in mano? Sarà un tomo pesante, nel quale perdersi, o una stilettata veloce, meno di cento pagine taglienti come la lama del killer che l’investigatore sta cercando di agguantare?
E soprattutto, cosa proverà il lettore, leggendolo la sera, accoccolato comodamente nel suo divano? Dovrà trattenere le risate per non svegliare i familiari che già dormono? Sarà costretto a stare seduto sul bordo della sedia per l’adrenalina dell’azione? Piangerà come una fontana, dovendo abbandonare la lettura ogni poche pagine per cercare il conforto di una cucchiaiata di gelato? Tiferà per te? Odierà il tuo ex così come hai fatto tu?
Perfetto.
Hai l’idea. Hai la visione del tuo libro. Hai me, il tuo ghostwriter.
Come funziona il rapporto con il ghostwriter?
Come lavorare con un ghostwriter
C’è un metodo di lavoro piuttosto preciso, eppure super flessibile. O almeno, il mio lo è (e ti direi di diffidare dai professionisti della scrittura che non fanno altro che metterti paletti attorno). Te lo accenno qui, ma sto per dedicare un articolo approfondito ai modi in cui possiamo lavorare insieme al tuo libro.
Prima fase: l’incontro
Sì, in qualche modo dobbiamo incontrarci. Meglio se di persona – continuano a ripetermelo i miei clienti.
Vedersi, guardarsi in faccia, parlarsi – tu che mi racconti il tuo progetto, io che ti ascolto e ti faccio domande (sono dettate dalla curiosità, per ora, e non dalla professione) – serve ad accendere quella empatia che ti convincerà ad affidarmi il tuo libro.
Il rapporto tra te e il tuo ghostwriter deve essere prima di tutto un rapporto di fiducia.
Alle volte, può bastare una telefonata, e uno scambio di mail. Soprattutto se c’è la distanza geografica. O se la materia della tua storia è particolarmente densa, o terribile. O se sei timido, e preferisci evitare il confronto. O, soprattutto, se preferisci mantenere un vero anonimato nei miei confronti.
In ogni caso, raccontami cosa vuoi dire al lettore, quanto (e se) hai scritto fino adesso, qual è la tua visione. Accennami ad alcune scene chiave.
Ti dirò subito se possiamo lavorare insieme.
Spoiler: in genere sì, possiamo lavorare insieme, al netto che tu non voglia scrivere generi e argomenti con i quali non lavoro.
Seconda fase: il materiale (e la firma del contratto)
A questo punto, firmato entrambi il contratto che ti proporrò, il lavoro inizierà. Emozionato?
Prima di tutto, devi consegnarmi tutto quello che hai. Capitoli finiti, capitoli scritti a metà, appunti. Materiale che hai già ricercato.
Non hai scritto niente? Nessun problema: mi accontenterò delle tue parole, e delle emozioni che mi trasmetterai.
Dopodiché – materiale o meno – ti intervisterò. Mi spiegherai per filo e per segno la trama del tuo libro, mi descriverai i personaggi, mi racconterai le scene chiave.
Io prenderò tutto in consegna, e sparirò… per una o due settimane. Passate le quali, comincerò (o cominceremo) a lavorare.
Terza parte: la scrittura del tuo libro
Che tu abbia già scritto cinquecento pagine, o che mi abbia dato soltanto venti pagine di appunti, il nostro sarà un rapporto piuttosto vivace. Funzionerà così:
Io scrivo. Ad un certo punto, non mi sarà chiaro il motivo per cui un personaggio sta per fare una certa cosa. Allora ti chiederò: mi mandi un vocale e mi spieghi perché X sta per fare questa cosa? Ah, già che ci sei, mi dici come sono vestiti lui e lei? Mi mandi una foto di un locale simile a quello nel quale stanno litigando?
Vocale… o mail, o colpo di telefono. È il metodo di lavoro flessibile, no?
E così via. Ti chiederò dettagli. Ti proporrò integrazioni. Ti suggerirò varianti, deviazioni dalla trama, flashback.
Inventerò dialoghi, e soprattutto descriverò luoghi e situazioni.
A seconda degli accordi che abbiamo preso, ti mostrerò il lavoro man mano, oppure ti consegnerò la bozza del lavoro finito.
Quarta parte: la revisione
A bozza finita, è il momento di rileggere il tutto con occhio critico. E lo faremo entrambi:
- tu, per vedere se “ti piace”, e per verificare che ci sia tutto
- io, per verificare che tutto scorra, e che non manchino dettagli o scene importanti
Ci confronteremo, capiremo cosa non va e cosa c’è da sistemare, e io farò la revisione finale.
Quinta fase: l’editing e la correzione delle bozze
Niente di che. È una fase tecnica, che posso fare io o che possiamo affidare a una terza persona.
Se hai già contatti con una casa editrice e l’editing sarà fatto da un loro collaboratore, questa fase non sarà necessaria. Se invece devi proporre il manoscritto “a sconosciuti”, ti consiglio di farla, e pure attentamente.
Ghostwriter per ebook
L’ebook è di gran moda, nel senso che tutti lo vogliono. E che tutti lo possono fare (anche se i recenti strumenti messi a disposizione dall’Internet permettono a tutti di fare anche un libro cartaceo).
In più, è stata passata la credenza che con gli ebook su Amazon si fanno i soldi. È vero? Non è vero?
Non è questa la sede per discuterne.
Fatto sta che tra un ebook e un libro tradizionale, dal punto di vista della scrittura, non c’è assolutamente differenza. Neanche dal punto di vista della qualità del contenuto. Quindi sì: se cerchi un ghostwriter per un ebook, l’hai appena trovato.
Contratto con ghostwriter
Sì, firmeremo entrambi un contratto. Il contratto di ghostwriting ha tre punti particolarmente ficcanti:
- Anonimato
- Tempistiche
- Modalità di lavoro
Il primo dice che sulla copertina ci sarà soltanto il tuo nome, e che i diritti del manoscritto sono e saranno tutti tuoi. Il secondo, ti dice quando avrai il tuo libro in mano. Il terzo, definisce le modalità di lavoro che abbiamo visto poco fa (fermo restando la grande flessibilità).
Il contratto parlerà infine di pagamento.
E lo stile del mio libro (anche se non lo scrivo io)?
Rispondo a questa domanda tra quelle frequenti, in basso. Così parliamo anche di quei doppi-due-punti.
Ma una cosa è certa: lo stile lo decidi tu. O meglio, io ne assorbo i tratti salienti (da quello che hai scritto, o da come ti sento parlare), lo rendo coerente, e lo uso.
Il tono della scrittura, le voci dei personaggi, i monologhi interiori: posso assicurarti che il manoscritto finito ti sorprenderà.
Cosa succede dopo che ho scritto il mio libro con un ghostwriter?
Dopo che il ghostwriter ha scritto il tuo libro, succedono tre cose:
La prima: il ghostwriter scompare in una nuvola di piombo (i vecchi inchiostri lo contenevano), e non lo vedrai mai più. Al massimo, vi scambierete qualche mail sotto Natale. Forse (vedi oltre).
La seconda: ti troverai un manoscritto in mano (o nella casella di posta elettronica). Il manoscritto sarà in formato digitale – meglio specificarlo – e sarà dignitosamente pronto ad affrontare i selezionatori di una casa editrice, o il meccanismo di self publishing.
La terza: dovrai iniziare – se non l’hai già fatto mentre io scrivevo, chino sul mio portatile, cosa che sarebbe preferibile – a fare marketing librario. Se invece pubblichi con casa editrice,
PS C’è anche una quarta fase, opzionale ma auspicabile: iniziare a pensare al prossimo libro.
Detto questo, vuoi scrivere un libro con un ghostwriter?
Qui trovi i miei contatti. Scrivimi.
I ruoli si invertono: 4 domande che avresti voluto fare a un ghostwriter
Perché non scrivi i tuoi, di libri, se sei uno scrittore?
L’ho fatto, e continuo a farlo. Il mio primo libro si chiama Attraverso – come ho attraversato l’Islanda a piedi durante l’estete più piovosa degli ultimi trent’anni. Al momento sto lavorando ad un romanzo lungo “sulla vita” (questo ti basti).
Inoltre sono anche copywriter, e ho una fitta produzione di altri testi professionali.
Nell’eterna lotta tra ghostwriter VS copywriter, io sono entrambi: il che mi permette di scivolare dentro e fuori numerosi stili di scrittura, come fossi un camaleonte con la penna in mano.
Credo sia la qualità migliore della mia scrittura.
Dove trovo il tuo portfolio di ghostwriter?
Sappi che non potrò mostrarti un portfolio di lavori, per ovvi motivi. Lavoro sotto contratto di anonimato (firmarlo dà il via alla nostra collaborazione).
Ti dimostrerò ugualmente la mia scrittura. Alle volte facendoti leggere i miei lavori di altro genere (articoli, estratti dal mio libro, bozzetti), altre riscrivendo qualcosa che hai già scritto.
Non ti dà fastidio scrivere un libro, e vedere sulla copertina il nome di un’altra persona?
Per niente. Prima di tutto, perché il solo venire a contatto con le storie dei miei clienti è un regalo bellissimo. E poi, perché l’essere veicolo delle tue parole è di per sé una soddisfazione enorme.
Perché costi così tanto?
Perché scrivere – e poi revisionare, e riscrivere, e correggere, ed editare e infine revisionare – è un lavoro molto lungo. E perché nel corso del lavoro, stai certo che non potrai darmi tutte le informazioni necessarie a scrivere il libro, e diverse cose dovrò cercarmele e studiarle.
E poi perché al lavoro di ghostwriting sono arrivato dopo quindici anni di pratica con la scrittura.
Quindici anni.
Puoi aiutarmi a fare marketing librario?
No, ma posso introdurti a persone che lo fanno.
Il marketing librario è un lavoro a sé stante, con dinamiche, capacità, e soprattutto reti di relazioni che io (quello chino sul portatile) non ho il tempo di coltivare.
Se vuoi lanciarti nel self publishing – io l’ho fatto, e lo straconsiglio, ma non è l’unica strada – posso aiutarti con l’impaginazione professionale del tuo libro, o indirizzarti nello studio e nella scelta della copertina.
Non è che il ghostwriter scrive con uno stile che non mi rispetta?
No. Tutt’altro: il bravo ghostwriter è quello che sa riconoscere il tuo stile, “piegarlo” ad una scrittura pulita e corretta, e dargli quel guizzo in più che lo renderà riconoscibile.
È per questo che i doppi-due punti, per quanto “sbagliati” possano essere per la lingua italiana, nei miei libri ci sono. Nei tuoi non ci saranno (ma magari ci sarà qualche altro trucco personale… chi lo sa?)