Ghostwriter con l’AI: sì o no?

C’è un meme che gira con una certa frequenza tra i freelance. 

È tratto da un western sui generis, e ci sono due uomini al capestro: attorno al collo hanno già il cappio, attendono solo che il boia li faccia precipitare dentro la botola che ne decreterà la morte. Uno dei due è nel panico più totale, la faccia disperata; il secondo è tranquillissimo e chiede all’altro: “prima volta?”

Il tizio tranquillo è un traduttore; quello impanicato un copywriter. Il primo ha già vissuto cosa si prova a sentire la propria professione (e il proprio reddito) messo in crisi dai software; con l’avvento dell’intelligenza artificiale, è il turno dei copywriter a dover temere per la propria vita professionale.

E dato che la storia si ripete, forse ti starai chiedendo: e chi scrive libri per gli altri, in tutto questo, che fine farà?

E i ghostwriter?

L’AI che scrive al posto nostro – e tuo

Si fa, di scrivere un libro con l’AI, e si fa sempre di più. E sono sempre di più i professionisti che tagliano tempi e costi producendo manoscritti con l’AI. Non solo: a questi si aggiungono quelli che ti vogliono convincere che con l’AI il tuo libro lo puoi scrivere da solo.

(Basta il loro corso, ti diranno… pensa te).

Tuttavia, serve fare una distinzione: scrivere un libro – di qualunque genere – non richiede soltanto di mettere su pagine le scene della storia (o le informazioni, se si tratta di un saggio o di un metodo);

un libro non è la compilazione di fatti e di informazioni, ma è una voce che parla.

E questa voce, ohimè, la puoi avere soltanto tu (o il tuo ghostwriter).

Per me, questa voce è quello che distingue la vera scrittura da un posizionamento narrativo, da un’azione di marketing, da un’altra roba che non è di certo il libro per il quale vorresti ti ricordassero – quello che ti auguri possa lasciare un piccolo segno in chi ti legge.

Per un ghostwriter, l’AI non è né il boia né un salvatore: è uno specchio difettato, che restituisce la voce di chi scrive con distorsioni che rendono “non tua” la scrittura – come se ci fosse sempre un riflesso sbagliato, un velo di polvere, una forma o un colore che non tornano. Il gioco della scrittura contemporanea si fa tutta su quella distorsione, e su come la scrittura umana ne rimarrà sempre priva.

Ma se scrivo un libro, l’AI me la devo proprio dimenticare?

No, anzi. Ma la devi mettere al posto giusto: quello di uno strumento molto utile per:

  • supportarti con le fonti e le ricerche
  • aiutarti a gestire le informazioni, l’indice, le parti
  • aiutarti a gestire il lavoro, a tenere traccia delle parti
  • darti una mano a riorganizzare quello che hai già scritto
  • fare controlli su coerenza e correttezza del testo

Eventualmente, ci può anche ragionare quando non sai come sviluppare una parte, risolvere uno snodo, chiarire un passaggio.

Ma la scrittura, il tono di voce, il rifinire, la seconda lettura… queste devono rimanere tuo appannaggio. Cose tue.

E in ogni caso, non ti fidare ciecamente di quello che l’intelligenza artificiale “ti fa fare”; è sempre meglio un controllo in più, fidati.

Cosa rimane assolutamente non delegabile – umano

Ti parlo del mio lavoro.

Quando inizio un nuovo libro, la prima cosa che faccio è ascoltare il cliente. Empatia, intuizione, ascolto attento, la mente che vola già alle possibilità; intelligenza e conoscenza per scegliere da subito potenziali strade, approfondire, guidare chi mi sta parlando – chi ha la storia da raccontare – a capirsi meglio. A capire meglio la storia.

C’è tutto un mondo non detto, quando due persone si confrontano, che ha la capacità di rivelare il tono giusto, l’accento, la sfumatura. E sono queste le cose che rendono la scrittura umana – e quindi capace di parlare agli altri esseri umani.

E c’è poi una questione che non è tecnica, ma etica. Ad oggi, ogni cosa può essere generata, simulata, contraffatta: la sola cosa che ci appartiene è la combinazione storia + modo in cui la raccontiamo + responsabilità che mettiamo nel raccontarla.

L’AI può replicare ogni cosa – strutture, tono, forse anche le sfumature – ma non quel leggero velo che è la responsabilità di quello che diciamo. Come lo diciamo + perché lo diciamo + quanto siamo disposti a esporci: questo rimane esclusivamente nostro.

E mio, se scriverò il tuo libro.

Si lavora in tre

Quando scriviamo un libro in tre, in realtà stiamo facendo un lavoro a sei mani:

  • tu metti l’idea
  • io la interpreto, la scrivo, la rifinisco
  • l’AI ci aiuta come strumento per l’organizzazione e le fonti, e per tener traccia di cose che potrebbero sfuggirci

Moltiplicare le parole, moltiplicare il senso

Alla fine non è una questione di sopravvivenza — noi ghostwriter, noi scrittori (sì, anche tu) non siamo al capestro. È soltanto una questione di scelta: vogliamo essere ricordati per un libro che moltiplica parole, o per uno che moltiplica la profondità?

L’AI si accontenta di moltiplicare le parole. Scrivere da soli – o con un ghostwriter – moltiplica la profondità del libro.

Iniziamo a buttare giù le idee – insieme?

By | 2025-11-17T16:26:56+00:00 novembre 17th, 2025|Ghostwriting|