Ghostwriting – l’umile arte nello stanzino sul retro.
Prima o poi tutti – tutti – si trovano ad essere inseguiti dal desiderio di scrivere un libro.
Non solo.
Primo o poi – e specialmente alle persone che compiono una vita rocambolesca, o che hanno acume di giudizio e parola veloce – le persone della cerchia sociale chiedono: Perché non scrivi un libro?
(la formula corretta è: Dovresti proprio scriverlo, un libro, tu.)
Volendo “far categorie”, sono quattro i gruppi umani attorno ai quali ronza il concetto (non così astratto) del libro che dovresti scrivere:
- le persone che nella vita ne hanno fatte di tutti i colori;
- chi ha un’idea su tutto, e non si perita di tenerla nascosta;
- profondi conoscitori di un argomento, spesso circoscritto e molto specifico;
- gente che già scrive per professione.
[a riguardo del punto quattro, ho una storiella piuttosto buffa che riguarda la mia prima esperienza di copywriting professionale. La troverete nel primo numero di Contenuti(che Valgono), la mia newsletter. A proposito: vi siete iscritti? Si può fare qui a fianco (o sotto, sui dispositivi mobili).]
Il primo incontro con il tuo ghostwriter.
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Tuttavia è possibile che, pur appartenendo a una di queste categorie, chi ha il desiderio di mettere su carta le sue gesta o le sue opinioni non abbia la capacità della scrittura (sì: questo vale anche per gli esponenti della quarta categoria).
Oppure il tempo per farlo.
E’ prassi consolidata nei secoli quindi di ricorrere alla figura del ghostwriter: uno scrittore professionale che, tenuto a lavorare in uno stanzino sul retro, malamente riscaldato e arredato della sola combinazione sedia+scrivania, e alimentato (il ghostwriter) con una dieta fortemente ipocalorica, costruisca attorno alla tua storia una struttura di capitoli e paragrafi: possibilmente in bello stile.
[mentre scriveva L’arcobaleno della Gravità, romanzo fondamentale, vincitore del National Book Awards (1974) e incentrato sulla metafora della traiettoria del missile, Thomas Pynchon lavorava a una scrivania completamente nuda, fatto salvo per un modellino di “missile in partenza” ricavato da una graffetta metallica ritorta.]
Tutto quello che serve al ghostwriter – almeno all’inizio.
Niente di cui vergognarsi comunque: sai che praticamente tutte le biografie delle celebrities, degli sportivi, dei musicisti, dei politici… sono scritte da ghostwriters?
Come lavora il ghostwriter?
Il ghostwriter quindi ascolta la tua storia: ti intervista, in pratica, nella maniera più puntigliosa e dettagliata possibile.
Tenterà di costruirsi di fronte agli occhi quello che gli racconti (siano episodi di vita vissuta, teorie originali su come funzionano le cose, schemi per fare soldi online).
Il ghostwriter poi farà le sue doverose ricerche per rimpolpare questo scheletro di sostanza, ambientazione, dettaglio; e darà infine la pennellata, il tocco finale del senso del tuo libro: hai commissionato un saggio fondamentale per l’avanzamento della scienza filosofica, o un’autobiografia tutta sesso&droga da fare invidia a Mick Jagger?
Un cliente si gode gli appassionanti racconti che il suo ghostwriter ha scritto per lui.
Può sembrare un lavoro schiavistico e privo di remunerazione intellettuale o creativa, ma non è così: la ghostwriting è molto spesso un’attività divertente, che mette a contatto con le persone e le loro storie bellissime.
[Photo credits per questa pagina:
Conner Murphy on Unsplash // Dmitry Ratushny on Unsplash // Ali Yahya on Unsplash ]